Si calcola che in Italia l’assenteismo causato da disagi riconducibili a
mal di schiena e problemi posturali in genere costino alle aziende circa 3,36 miliardi di euro.
Non parliamo di qualche caso, ma di un vero e proprio trend…negativo!
D’altra parte il famoso adagio “raddrizza quella schiena” è familiare a molti di noi e spesso viene messo in relazione con i problemi classici di una società moderna
sempre più sedentaria e “costretta” su una sedia per la maggior parte della giornata lavorativa..e spesso anche extra!
Insomma: vita da scrivania = problemi posturali e mal di schiena! Niente di più facile, o quasi.
Nella mia pratica clinica ritengo fondamentale analizzare ciò che ha condizionato la persona a tal punto da manifestare problematiche algiche e adattamenti posturali disfunzionali; mal di schiena, pubalgie, dorsaligia, problemi alle spalle, cervicalgie e cefalee miotensive sono le prime di tante problematiche che possono insorgere da sovraccarichi strutturali (passivi in questo caso) dettati dalla
postura seduta protratta nel tempo (nei giorni, nei mesi e negli anni!)
- Fondamentale è la
consapevolezza del problema, una vera e propria presa di coscienza mediata dal professionista
- Valutazione posturale, statica e dinamica mediante test specifici
- Ottimizzare l’
aspetto ergonomico posturale (lavorativo), mediante una consulenza e se necessario l’utilizzo di specifici dispositivi
- Attuare una strategia di
riequilibrio strutturale (muscolotensivo e articolare) mediante una serie di
sedute manipolative con lo scopo di rendere “disponibili" le strutture a ricercare ed accettare quel nuovo “setting posturale”
Il ruolo del professionista in questo percorso è quello di mediare e condurre il paziente attraverso questi passaggi per svezzarlo, elevarlo e renderlo autonomo nel mantenimento del nuovo status di salute